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Celico, comune della Presila cosentina, si trova ai piedi del Monte Serra Stella, a metà strada tra Cosenza e Camigliatello Silano. Anticamente fu uno degli antichi casali di Cosenza, luogo di rifugio scelto dai cosentini a causa delle incursioni saracene verso la città dei Bruzi. La storia di Celico è legata a quella dell'Abate Gioacchino da Fiore, dove vi nacque nel 1130. Questa figura emblematica dell'età medievale e fondatore dell'ordine florense è citato anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, emergendo come uno dei personaggi storici e religiosi più significativi della Calabria. Dopo questo importante evento, Celico si trasformò in un centro culturale di rilievo tra i vari casali, divenendo meta di pellegrinaggio e punto d'incontro per uomini di cultura. Il territorio di Celico comprende anche importanti aree naturalistiche dell'altopiano silano. Un importante monumento architettonico è la Chiesa parrocchiale di San Michele, la cui costruzione risale al IX secolo. Il vero gioiello della chiesa è un antico calice di vetro risalente al III secolo, mentre il soffitto dipinto da Cristoforo Santanna aggiunge un tocco artistico alla struttura. Nel territorio ricadente nel comune di Celico è presente Lagarò Lupinacci, piccolo villaggio agricolo dell'Altopiano della Sila, noto per la produzione della rinomata Patata della Sila IGP, per la presenza del Lago Cecita, uno dei bacini lacustri più estesi del Parco Nazionale della Sila, del Casino Lupinacci, antica e secolare residenza baronale (non aperta al pubblico), di numerose fattorie didattiche e del maestoso Castagno di San Francesco, inserito nell'elenco degli Alberi Monumentali d'Italia grazie alle sue dimensioni e alla sua età plurisecolare, dal quale si narra sia transitato San Francesco di Paola, patrono della Calabria. Il Museo delle Tradizioni Rurali dell’Altopiano, allestito nel 2003 dal gruppo "Vagabondaggi sulle tracce di Norman Douglas," offre uno sguardo dettagliato sugli ambienti di lavoro tradizionali dell'Altopiano Silano.